Il festival di letteratura sportiva del Comune di Bono
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Ospiti&Libri 2024
Roberta Balestrucci vive a Macomer, dove lavora al Centro Servizi Culturali e si occupa dell’organizzazione di eventi, seminari e formazione per adulti, laboratori nelle scuole, formazione e promozione alla lettura per ragazzi.
Ha pubblicato Storie di grandi uomini e delle GRANDI DONNE che li hanno resi tali (Hop!, 2018), Ken Saro Wiwa (BeccoGiallo, 2018), con i disegni di Anna Cercignano, Annie. Il vento in tasca (Sinnos, 2019), Perfide (hop!, 2019), Non è bella ma... (Hop!, 2020), In bicicletta tra le stelle (BeccoGiallo, 2021), Il grande libro degli autobus (Sinnos, 2021), La città del muro (Sinnos, 2022) e Parenti serpenti (con Teresa Porcella, Rizzoli, 2024).
I Giochi Olimpici del 1936 rappresentano un evento epocale che segna la nascita dello sport moderno. Concepiti come strumento di propaganda del nazismo, vengono trasmessi, per la prima volta al mondo, dalla televisione e celebrati in un film. È in questa circostanza che Luz Long, uno degli atleti di punta della Germania, e Jesse Owens, il campione statunitense afroamericano, si sfidano nel salto in lungo sul prato dell’Olympiastadion di Berlino.
Berlino, estate 1936, le Olimpiadi sono alle porte: tutto è pronto per lasciare il mondo a bocca aperta davanti alla potenza del Reich. Ai vertici della complessa e ambiziosa organizzazione dell'evento c'è un soldato: Wolfgang Fürstner. Ma quando un giornale denuncia le sue origini ebraiche, Fürstner viene immediatamente destituito dall'incarico e solo l'intervento di un ex commilitone gli permette di restare al Villaggio Olimpico. A Berlino le telecamere volute dal Führer e Riefenstahl portano le Olimpiadi per la prima volta sul piccolo schermo.
È uno dei più celebri giornalisti italiani. Ha condotto e spesso ideato trasmissioni storiche come Il processo del lunedì, La Domenica Sportiva, Pressing, Quelli che il calcio. È stato direttore del Guerin Sportivo e dell’Enciclopedia Treccani dello Sport, oltre che delle testate sportive della Rai e di Mediaset. È una delle figure televisive più amate dal pubblico e anche un grande esperto di musica. In particolare della storia del Festival di Sanremo, del quale è stato giurato, opinionista e anche selezionatore delle canzoni in gara.
Il Grande Vecchio era sicuro che in quel Luogo avrebbe trovato amici straordinari. La sua vita, un po’ riservata, gli aveva comunque consentito di frequentare uomini potenti, dive bellissime, campioni ineguagliabili, artisti formidabili, così stilò un piccolo elenco e pregò Francangelo, il suo assistente, di cercarli. Quando vide arrivare quel celebre tenore con l’enorme foulard al collo, quel grandissimo pilota con lo sguardo malinconico, quel ragazzo timido con la bandana in testa, quella principessa col sorriso un po’ triste e altri ospiti strabilianti capì di aver avuto un’idea bellissima.
Ormai si era sparsa la voce: nel Luogo, a casa del Grande Vecchio, c’era la possibilità di fare incontri sbalorditivi, rivivere emozioni indimenticate, provare sentimenti autentici. Ecco allora varcare quell’uscio personaggi spesso “distanti” fra loro, a volte persino con fama di “peccatori”, ma tutti egualmente grandi: il fuoriclasse che se n’era andato in una disperata solitudine, il campione garbato che aveva riunito un Paese nella gioia, la sublime cantante piegata dalle calunnie, il maledetto poeta della musica, la biondissima star dalla micidiale simpatia adorata in due continenti...
C’è una Scala Celeste che collega il Luogo alla Terra. È percorrendo quella scala che alcuni dèi, convocati dal Grande Vecchio, tornano per dare una mano a chi ne ha invocato l’aiuto: come la bravissima cantautrice napoletana che sogna di essere finalmente capita e apprezzata; il pilota di talento e senza mezzi che aspira a guidare un giorno una Ferrari in Formula Uno; il campione affermato che vorrebbe recuperare la propria dignità dopo che la sua vita si è ribaltata per una maldicenza ingiusta; la piccola atleta che desidera con tutte le sue forze arrivare alle Olimpiadi...
Immaginate una “Partita degli dei”, in uno “stadio” straordinario, con spettatori straordinari (soprattutto uno) e con giocatori straordinari. Da una parte la “Serie A” di Maradona, Vialli, Meroni, Facchetti, Scirea, Paolo Rossi e Valentino Mazzola, dall’altra la squadra “straniera” di Pelé, Cruijff, Eusébio, Di Stéfano, Puskás, Jašin e Best. Chi vincerà?
Carlo e Dorian sono cresciuti insieme, condividendo tutto tra i banchi di scuola e il gruppo scout di don Chilometro. Ora però è arrivato il momento della separazione: alle medie andranno in due istituti molto diversi e anche parecchio rivali. I nuovi incontri e le pressioni dei genitori mettono a dura prova la loro amicizia, finché si ritrovano avversari sul campo di calcio in un’emozionante partita tra le loro classi. E la posta in gioco è molto più che un semplice trofeo...
Carlo e Dorian, amici per la pelle, sono di nuovo avversari nella coppa lori. In campo non c’è invece Benji, il miglior attaccante del primo torneo. A pochi minuti dall’inizio della partita è ancora sugli spalti, in mezzo al pubblico in festa, tra cui spiccano i follower dello youtuber “Gatto Zu”. Ma all'ingresso delle squadre una novità ben più grande sorprenderà gli spettatori...
La fama della Coppa Lori ha varcato i confini della cittadina e la manifestazione diventa nazionale. I ragazzi delle due scuole rivali si fondono in una sola squadra e affrontano la prima trasferta a Napoli. Il sostegno delle rispettive tifoserie, ora unite, è più che mai entusiasta. Ma sin dai primi minuti della partita il capitano della formazione avversaria fa vedere il proprio talento e le sue intenzioni...
Secondo la leggenda, a inventare i giochi olimpici fu l’imbattibile Ercole, ormai stanco di mostri e “fatiche”. Da allora, le Olimpiadi antiche e, secoli dopo, quelle moderne, hanno visto scendere in campo atleti e atlete altrettanto mitici: il vittorioso Milone, tanto forte da riuscire a trasportare un toro sulle spalle, il maratoneta “Spiridione”, che vinceva pur fermandosi a bere un bicchiere di vino nel bel mezzo della gara, Ondina Valla, la prima donna italiana a conquistare una medaglia d’oro...
Giornalista, autrice, speaker radiofonica e vignettista, ha al suo attivo collaborazioni con diverse testate, tra cui Il Fatto Quotidiano, Pubblico, Il Male, Il Misfatto. Sociologa, si occupa di Politiche Familiari e Diritti dei Minori presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Scrive sul Corriere dello Sport e ha una rubrica di satira sociale su People for Planet. Vincitrice di cinque “Microfono d’oro - Oscar della radiofonia romana”, conduce una trasmissione quotidiana di approfondimento sportivo.
Per Ayrton Senna «vincere è come una droga, una sensazione intensa, non ne puoi più fare a meno»: una dipendenza fisica e della mente che lo ha spinto costantemente a migliorare e a superare i propri limiti, costruendo il proprio mito con disciplina e sacrificio. L’unico modo che conosceva di stare nel mondo era quello di essere sempre più veloce, fino trasformarsi nel ronzio assordante e penetrante del motore sulla pista.
Meglio nota come Mister Jo, lavora come allenatrice di calcio a Milano. È stata la prima bambina di origini indiane a essere adottata in Italia, aprendo il canale delle adozioni internazionali nel nostro Paese a metà degli anni Sessanta. Oggi dirige l’associazione di calcio femminile Bimbe nel Pallone.
In un quartiere multietnico di Milano, nella zona nord della città, c’è un campo da calcio molto speciale su cui giocano dieci ragazze diverse fra loro, con storie e personalità uniche, che hanno in comune la passione per la loro squadra. Ad allenarle, il talento e la grinta di Joanna Borella, in campo Mister Jo, che con la palla ha imparato a camminare e che oggi la usa per dare calci ai pregiudizi.
Nato a Carbonia nel 1956, si è laureato in Medicina Veterinaria presso l’Università di Sassari e si è specializzato in Sanità Animale. Ha prestato servizio come ufficiale veterinario nella Brigata alpina “Orobica”, gruppo artiglieria da montagna “Bergamo”. Attualmente lavora per l’Azienda per la Tutela della Salute Sardegna. È appassionato di storia, in particolar modo di quella sarda, e di storie militari.
Ci sono storie di uomini, luoghi e cose che si perdono nel tempo e vengono dimenticate. È questo il caso del borgo rurale di Foresta Burgos e del suo Centro Rifornimento e Allevamento Quadrupedi. Antonio Cicilloni ne racconta la nascita e l’evoluzione, il declino e la chiusura. Illustra la vita dei suoi abitanti, militari e civili, tra difficoltà e vicissitudini, dando voce ad un mondo che oggi non c’è più, che molti ignorano, ma che è ancora incredibilmente affascinante. Una storia spesso travagliata e complessa, ma non priva di periodi luminosi.
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Dopo aver lavorato alla redazione sportiva della Fininvest e alla Notte, entra alla Gazzetta dello Sport nel 1999, occupandosi, tra l’altro, di nuoto, basket, boxe, canottaggio e canoa. Attualmente è responsabile della rubrica Tennis.
The Djoker, Nole, Plastic Man. Sono tanti i soprannomi affibbiatigli, ma tutti accomunati da un fil rouge chiaro e inconfutabile: si sta parlando di un campione assoluto del tennis mondiale, Novak Djokovic, un antieroe senza mezze misure. Dinnanzi al Djoker, al suo peculiare stile e al suo inarrivabile strapotere fisico, amore e odio si mescolano senza soluzione di continuità.
Con ben 91 titoli vinti nel corso della carriera, Rafael Nadal è sicuramente una delle figure più rilevanti del tennis di ogni epoca, perché ha dimostrato di poter vincere ovunque e contro chiunque: a soli 17 anni, era già tra i top 50 della classifica ATP. L’anno successivo, a Miami, giocò per la prima volta contro Roger Federer, conquistando la vittoria e dando vita a una rivalità mitica che ha travalicato i confini del tennis per trasformarsi in un fenomeno pop.
Nato nel 1974, è attore, drammaturgo e regista. Ha collaborato con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. Ha lavorato per La Domenica Sportiva e tiene una rubrica settimanale nella trasmissione di Rai 3 Buongiorno regione. È figlio di Giacinto Facchetti, storica bandiera dell’Inter e capitano della Nazionale italiana, a cui nel 2011 ha dedicato Se no che gente saremmo (Longanesi), vincitore del Premio Bancarella Sport.
Simboli di fedeltà, rappresentanti dei colori e della gloria di un club. Garanti dell’unità della squadra, in campo e fuori. Campioni che hanno consegnato le loro gesta alla leggenda. Condottieri capaci di migliorare i compagni, dando l’esempio con generosità, mentalità vincente, attaccamento.
Gianfelice Facchetti racconta storia, aneddoti e virtù dei capitani del pallone, capaci di accendere l’immaginario collettivo dei tifosi, dalle origini del football fino al meno romantico calcio-business di oggi.
Nascere e crescere all’ombra tenace dell’olmo Facchetti è stata per Gianfelice una grande fortuna, ma anche una sfida stimolante e non sempre facile. Ripercorrendo la vita del padre Giacinto, leggenda calcistica e straordinario esempio di integrità, Gianfelice ci mostra che correndo ostinatamente dietro i propri sogni si può costruire una vita esemplare. Scorrono così, in un’emozionante moviola, le immagini del capitano dell’Italia che ha battuto la Germania 4 a 3, e il calcio eroico di una volta.
Da Blackpool a Bali, da Sheffield a Singapore, da Manchester a Malta, da Aston Villa ad Avellino, Desmond Morris non ha trascurato nessuna piccola tribù del calcio: la storia del calcio dentro e fuori dal campo, la tecnica come i significati simbolici, l’organizzazione come la passione, il professionismo come il tifo, la violenza come l’innocenza. Dedicato a chi gioca e a chi tifa, a chi allena e a chi sogna di diventare un campione. Ma soprattutto, dedicato a tutti gli altri, che credono che si possa vivere senza calcio.
Laureato in ingegneria elettronica e in ingegneria delle telecomunicazioni all’Università di Parma e in Comunicazione e Marketing all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha lavorato come giornalista, come consulente, come analista informatico e attualmente partecipa alla conduzione di una piccola impresa. Ha pubblicato il romanzo Il sorriso maldestro di Giulio Mariani Cobseschi (Pendragon, 2008) e diversi racconti su quotidiani, riviste e raccolte. È tra gli autori di Tennis writing (a cura di Stefano Semeraro, Homo Scrivens, 2023).
Il tennis è un po’ come il latino, fa parte delle cose complesse, e come tale è materia ardua da maneggiare e padroneggiare, ma se non ci si arrende alla superficie, se si va nel profondo, è una prodigiosa palestra per affrontare la complessità. E come succede per tutte le materie complesse, bisogna essere un po’ micanormali per praticarlo, bisogna essere parecchio micanormali per amarlo, bisogna essere estremamente micanormali per esserne ossessionati.
Giornalista pubblicista, scrive prevalentemente di calcio, basket e ciclismo su Il Foglio, l’Ultimo Uomo e Cronache di spogliatoio. Per 66thand2nd ha pubblicato anche Roberto Mancini, senza mezze misure (2021) e Gianluca Vialli, l’uomo nell’arena (2023).
Dalla rocambolesca tournée in Cina agli Europei del 2003 in Svezia, dall’argento alle Olimpiadi di Atene del 2004 all’Argentina di Manu Ginóbili, il cammino degli azzurri di Carlo Recalcati, per tutti «Charlie», non è stato certo facile: il suo non era un gruppo di predestinati, ma un insieme di uomini in grado di ribaltare i pronostici, incarnando in maniera perfetta il concetto di squadra ed esaltando così ogni singola goccia di talento a disposizione.
Riccardo Gazzaniga è nato a Genova nel 1976. Nel 2013 ha pubblicato A viso coperto (Einaudi Stile Libero), con cui ha vinto il premio Calvino e il premio Massarosa. Tra gli altri suoi libri, ricordiamo A viso coperto (Einaudi, 2013), Come fiori che rompono l'asfalto (Rizzoli, 2020), Non devi dirlo a nessuno (Rizzoli, 2021), e In forma di essere umano (Rizzoli, 2022).
David Barbagrigia e Jane Goodall, il leone Christian e Baba ya Simba, il delfino Winter e la dottoressa C: sono animali e uomini le cui vite si sono intrecciate, tessendo storie di amicizia, di anticonformismo, di solidarietà, di ricerca scientifica. Questi e altri stupefacenti racconti sui nostri compagni animali ci lasciano, come impronte da seguire, alcune immagini fondamentali del pianeta che vorremmo costruire, dove gli animali vengono amati e rispettati per come sono, dove il loro ambiente è preservato con ogni cura, dove la loro esistenza non è in pericolo e la loro sopravvivenza è un valore.
Lo sport non è fatto solo di vittorie e di sconfitte. È importante anche come si vince e come si perde. Perché essere un campione non significa soltanto conquistare una medaglia, battere un record, dominare nella propria disciplina, ma conquistare un primato morale, saper difendere un ideale nobile, dare un esempio. E combattere contro avversari invisibili e subdoli come la discriminazione razziale, politica o sessuale, contro malattie o infortuni gravissimi, o semplicemente contro regole ingiuste e tradizioni fuori dal tempo.
Giada ha sedici anni e ha appena trovato il coraggio di dire al padre che le piacciono le ragazze. Ma non che a scuola viene bullizzata. Con una madre troppo occupata nel lavoro e un padre che sta affrontando una crisi di coppia senza fine, Giada sembra in pace con se stessa solo in palestra, dove il maestro De Roma - un ex savateur dai trascorsi drammatici - la prepara al suo primo combattimento. Solo a lui questa esile ragazzina insieme durissima e fragile rivelerà il segreto più inconfessabile, e solo lui potrà cercare di aiutarla ricordandole che la vendetta non è mai la soluzione: se lo sport è la migliore cura, riuscire ad accettare se stessi rappresenta la vera vittoria.
Angelo Mazza si occupa di formazione professionale e di recupero di adolescenti a rischio di dispersione scolastica. Ha curato, con Alberto Capitta e Pier Francesco Fadda, la raccolta di racconti e poesie Evasioni d’inchiostro (Voltalacarta 2012), realizzati dai detenuti dell’Alta Sicurezza di Badu ’e Carros. Per Il Maestrale, nel 2021, ha pubblicato il suo primo romanzo Tascabile indimenticabile (già vincitore nel 2019 del premio per narrativa inedita Licanìas, e finalista nel 2023 del premio Leopoldo II di Lorena).
Filomeno La Gazza, una grande promessa dell’atletica leggera, deve affrontare la sfida più difficile della sua vita: lui, che ha raggiunto e superato i 7 metri nel salto in lungo, rischia di perdere il suo più grande tifoso. Mentre Guglielmo, suo padre, lotta tra la vita e la morte, nella sala d’aspetto della clinica Filomeno affronta i fantasmi del passato della famiglia, i successi e i fallimenti come sportivo e come uomo.
«Sono nato nel 1954, come la tv e soprattutto il rock and roll, ex giocatore, ex allenatore e ormai anche ex giornalista visto che sono in pensione ma continuo a far danni. Ho scritto un libro sulla storia del basket sardo, un volume (diffuso da L’Unione Sarda) dal titolo Dinamite a canestro – La leggenda della Dinamo e soprattutto ho dato una mano a Meo Sacchetti a scrivere la sua autobiografia Il mio basket è di chi lo gioca.»
Meo Sacchetti è uno dei giocatori di basket più celebri in Italia. Pilastro della Nazionale che nel 1980 ha vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Mosca e nel 1983 l’oro agli europei, Meo ha segnato la pallacanestro italiana. Dopo un grave infortunio, la svolta e l’inizio di una straordinaria carriera da allenatore che lo ha portato a vincere Coppa Italia, Supercoppa e Scudetto con la Dinamo Sassari: il primo grande trionfo del basket sardo.
Nato nel 1981 a Velletri, si occupa di comunicazione, informazione e politica. È il fondatore dell’associazione Gian Maria Volonté e oggi collabora con Servizio Pubblico di Michele Santoro. Appassionato di cinema e di sport, scrive di calcio e ciclismo.
Undici giocatori di tutto il mondo ci raccontano come la loro storia di uomini abbia interagito con quella del loro Paese nei suoi momenti più drammatici e decisivi: i soprusi delle dittature sudamericane, la violenza del franchismo, il controllo asfissiante della Stasi nella DDR, la buia follia del fascismo e del nazismo e la ferocia inumana contro gli aborigeni. Perché contro i despoti non ci si può solo difendere, bisogna anche saper andare in contropiede, in nome della libertà.
Dirigente sportivo ed ex attaccante di Cosenza, Pisa, Genoa, Reggiana, Napoli e Juventus, nel bel mezzo di una carriera coronata dalla conquista di Champions League e Coppa Intercontinentale con la Juventus di Lippi, Michele Padovano si trova invischiato suo malgrado in una vicenda giudiziaria che lo ha costretto a vedere la finale dei Mondiali di calcio 2006 in tv nel carcere di Bergamo, dove è stato ingiustamente rinchiuso.
Maggio 2006: tre macchine sbarrano la strada a Michele Padovano e quattro agenti in borghese lo trascinano alla caserma di Venaria Reale. Gennaio 2023: arriva la telefonata liberatoria: «È finita, Micky, è finita! Sei stato assolto!». In mezzo, diciassette anni di processi, la prigione, gli arresti domiciliari, l’obbligo di firma, migliaia di carte presentate ai giudici finché la verità non è stata finalmente riconosciuta: Michele Padovano è innocente, non è il più grande narcotrafficante del mondo del calcio.
Ex ciclista ed ex giocatore di rugby di serie A, è una firma della «Gazzetta dello Sport», per la quale ha seguito dodici Giri d’Italia, nove Tour de France e un’Olimpiade, ma anche due Giri del Ruanda e uno del Burkina Faso. Ai suoi sport preferiti ha dedicato diversi libri, tra cui Gli angeli di Coppi, Il diario del gregario, La corsa più pazza del mondo (con prefazione di Gianni Mura), Ovalia e il Dizionario degli All Blacks. Ha intervistato campioni e uomini famosi legati agli sport, e grazie a Il terzo tempo e In mezzo ai pali ha ottenuto il premio Ussi-Coni 2002 per i migliori racconti di sport.
Carwyn James, gallese, laureato in lettere, e Isidoro Quaglio, rodigino, laureato all’università della strada: due uomini di rugby. Questa è la loro storia, tra mischie chiuse e touche rapide, orazioni negli spogliatoi e bevute nelle osterie, gesti rituali e azioni scaramantiche: una doppia storia ovale, una dichiarazione d’amore per uno sport che è molto più di uno sport, un patrimonio di valori, un’eredità di avventure, una miniera di episodi, un senso di appartenenza.
In quasi dieci anni di professionismo Marco Pantani ha vinto poco più di una trentina di corse, un bottino modesto se paragonato a quelli di Coppi o Merckx, Moser o Cipollini. Eppure il Pirata ha conquistato la storia e il popolo del ciclismo come da tempo nessuno riusciva a fare. Perché era uno scalatore che veniva dal mare. Perché è decollato sul Mortirolo e sul Galibier ma è precipitato nella cocaina e nella depressione. Perché era un uomo solo.
Rocky Marciano, il Bombardiere di Brockton. Non aveva gioco di gambe, non aveva varietà di colpi, non aveva l’arte della difesa, non aveva stile, eleganza, classe, talento. Non aveva fantasia, non aveva l’altezza né l’allungo, non aveva neanche la pelle nera dei più grandi pesi massimi di quell’epoca. Ma aveva un pugno, uno solo: il destro, ribattezzato “Suzie Q”, che prima o poi metteva a segno. E per l’avversario si spegneva la luce.
Dietro il personaggio pubblico de La Ragione di Stato si nascondono Matteo Santarelli e Stefano Mondi. Due ragazzi che si sono conosciuti sui banchi di scuola, entrambi di Sterpete, una piccola frazione di Foligno, che hanno condiviso fin da subito la passione per il calcio e per lo sport. Da questa passione in comune è nata l’idea di creare una pagina social che raccontasse con leggerezza e ironia le vicende calcistiche attuali e passate.
«La pena giuridica comminata per il delitto spaventa il criminale molto meno di quanto pensino i legislatori», così scriveva Dostoevskij a proposito del suo capolavoro «Delitto e castigo». È stata forse questa la colpa della nostra Nazionale a Euro 2000: aver commesso, in semifinale contro l’Olanda, un delitto calcistico troppo grande, senza temere la pena. Gli Azzurri di Zoff infrangono le sacre norme che ti impongono di perdere quando devi perdere, che legano i destini della vittoria e della sconfitta.
Una rievocazione delle tragicomiche spedizioni della Nazionale a Italia 90, Usa 94, Francia 98. Le partite più rappresentative, le giocate più strabilianti, i campioni più amati, i gol più celebri. Ma anche le Nazionali più variopinte, le trovate più strambe, le tendenze autodistruttive più creative: lo sport e il più ampio contesto di quegli anni, gli intrecci italiani tra pallone, politica e potere, il primo governo Berlusconi e il mondo virtuale del videogioco Fifa...
Nato a Finale Ligure (SV) nel 1968 da madre ligure e padre algherese, all’età di vent’anni si è trasferito ad Alghero, dove oggi insegna Lettere. La sua bibliografia si sviluppa tra narrativa, saggistica e poesia.
Se il destino scrive tutte le storie, in quelle del pugilato, a volte, sembra divertirsi a raccontare in chiave simbolica le dinamiche della vita, intrecciando trame che sembrano ripetersi ciclicamente per rivelare i misteriosi poteri divinatori del quadrato del ring. Il ring è un luogo simbolico, sta al centro di un’arena, al suo interno e intorno s’incrociano, si scontrano, s’agitano i destini degli uomini, i loro valori, gli imprevisti, le scorrettezze, i sacrifici, tutto ciò che può stare dentro e intorno allo spazio di una vita.